Nov 16, 2018
Fino a qualche anno fa, quando lavoravo soprattutto come giornalista, come prima cosa la mattina, controllavo il cellulare. Era normale. O meglio: un’abitudine. Ero ancora a letto, la giornata non era nemmeno iniziata, eppure mi sentivo già in ansia, stressata. E non mi chiedevo nemmeno, se ci fosse un’alternativa migliore.
Poi, durante il mio
corso di formazione di coaching a Berlino, ho imparato
che:
#
l’esposizione passiva alle cattive notizie, alle
urgenze del lavoro, alle richieste esterne, in un momento così
prezioso della giornata, in cui stiamo transitando dal sonno alla
veglia, ci porta in uno stato di re-attività.
# per tutto il resto
della giornata, reagiremo “da vittime” agli stimoli esterni, invece
di decidere consapevolmente, quale reazione vogliamo
avere.
# l’abitudine, o
meglio dipendenza digitale, ci catapulta in uno
stato di stress, aggressione, insoddisfazione, frustrazione, ansia
e angoscia. Emozioni che ci portiamo dietro tutto il giorno con il
partner, le colleghe, gli sconosciuti, con noi stessi. E che
influenza anche lo stato emotivo degli altri.
# essendo emozioni dolorose, che vogliamo evitare, ci disconnettiamo. Così facendo, e passando dalle 2 alle 6 ore al giorno davanti allo smartphone, stiamo perdendo empatia.
Pensiamo agli
effetti che le nostre dipendenze digitali stanno avendo sulla
nostra salute:
# dormiamo male
# la nostra concentrazione è passata negli ultimi decenni da 12 a 8 secondi (meno dei nove secondi di un pesce rosso, secondo uno studio della Microsoft)
# siamo irascibili,
perdiamo la pazienza,
# abbiamo difficoltà a gestire emozioni forti
# le nostre conversazioni a tavola sono distratte da suonerie e ricerche in internet
# controlliamo mediamente il display del nostro telefono ogni 6,5 minuti per 150 volte al giorno, siamo fisicamente in una stanza, ma la nostra mente è insieme al telefono, in un’altra.
Quando gli stimoli esterni arrivano, una chiamata, una richiesta, una parola o un gesto, reagiamo come fossero minacce. Diventano fonti di stress, da cui difenderci. Siamo veloci nel dare agli altri la colpa di “farci arrabbiare”, la responsabilità di una situazione, di non avere abbastanza, addirittura di toglierci dei privilegi.
La buona notizia è
che noi tutti, esseri umani, possiamo scegliere.
In ogni momento della nostra vita, possiamo scegliere come reagire
agli stimoli esterni, se con rabbia, frustrazione, oppure
accettazione e resilienza. E
possiamo decidere di cambiare le nostre abitudini, sovrascriverle
con altre, migliori, perché non sono altro che percorsi neuronali
nel nostro cervello, che possiamo “riprogrammare”. Questa capacità
straordinaria, che è nelle nostre mani, è resa possibile dalla
neuro-plasticità.
Significa che il nostro cervello è una sorta di muscolo, e come tale può essere allenato. Allenato a guardare il cellulare come prima cosa, a letto la mattina. Oppure allenato ad essere presente, consapevole, benevolente.
Questo è quello che ho scelto io. Ho sostituito la mia abitudine a guardare il cellulare come prima cosa la mattina, con una meditazione mindful a letto, anche solo di 10 minuti, ogni giorno. Facendo così mi alzo con una mente calma, piena di energia, pronta ad affrontare una giornata di impegni.
Tramite la
mindfulness, la meditazione di stampo mindful, ho
imparato ad accorgermi
# di quando la mia
mente comincia a vagare per i fatti suoi, e a riportarla
gentilmente al qui ed ora
# ad osservare le mie emozioni, nel momento in cui montano, come la rabbia, la frustrazione, e a fare 3 respiri profondi, prima di reagire
# a lasciare che i miei pensieri, le mie emozioni passino, come nuvole nel cielo, senza seguirli, senza aggrapparmici
# a lasciar cadere
il giudizio, su di me e sugli altri, ogni volta che si
presenta
Di solito un’emozione, per forte che sia, è una reazione chimica nel nostro corpo che perdura una ventina di minuti, a meno che non la tratteniamo. Possiamo provare paura, rabbia, tristezza per 20 minuti, oppure per ore, mesi o addirittura anni, se continuiamo a riviverla nella nostra mente.
Studi
scientifici hanno dimostrato che la mindfulness ha effetti
sul nostro corpo e la mente:
# dormiamo meglio
# può abbassare il
livello del cortisolo, quindi dell’ormone dello stress, portando ad
un abbassamento della pressione, alla riduzione di attacchi
cardiaci, del diabete, dell’obesità.
# può influenzare
positivamente la nausea, l’asma, le malattie della pelle, le
ulcere, la tosse, le vertigini, l’ansia.
# percepiamo meno solitudine
# può diminuire il rischio di depressione, della durata del raffreddore, dell’intensità del dolore
# migliora il sistema immunitario, riduce le infiammazioni.
Prenderci un attimo per calmare la nostra mente, ricaricare le batterie, staccare la spina, ci aiuta ad entrare in contatto con noi stessi, con le emozioni ed i bisogni. Meditare è una pratica solitaria, ma ci connette maggiormente con gli altri. In un’atmosfera di rispetto e benevolenza. Ci fa sentire empatia, ci fa sentire più felici.
Alcuni studi dimostrano che durante il 47 percento della giornata, la nostra mente vaga. E che la nostra sensazione di felicità invece è direttamente proporzionale ai momenti in cui ci sentiamo presenti, consapevoli. Possiamo sentire gioia solo se prestiamo attenzione, e per prestare attenzione, dobbiamo fermarci.
Per cui ora vi chiedo di fare 3 respiri profondi, e prendervi un attimo per essere presenti, nel qui ed ora. Può essere così semplice, la mindfulness nel quotidiano.
Bentornate!
Giusi
giusivalentini.com